(da le 100 Citta' d ' Italia 1920 circa)
Al principio del secolo XVIII sulla città si abbattè una nuova gravissima sventura: il 2 febbraio 1703 un forte terremoto (non era il primo) la distrusse quasi del tutto. Ancora una volta dentro la cerchia delle mura, che avevano vista la retta delle milizie di Braccio e alle quali il tempo aveva dato un dolce colore aurato, salde e belle ma non più valide contro lo straniero, fu opera sagace,assidua e amorosa di ricostruzione. Ma la forza bruta della natura aveva dato il colpo di grazia; molte case non furono riedificate e spesso quelle che erano state le mura di una casa divennero il recinto di un orto. La riedificazione avvenne, in parte, secondo gli antichi esempi ammirevoli, ma più spesso nello stile del tempo — nel primo e più sobrio barocco — che anche qui creò opere di grazia inestimabile. Tuttavia principalmente le facciate ed i fianchi delle chiese del tre e del quattrocento rimasero intatti o furono restituiti nello stile antico, perchè ebbero danni minori che non le volte e le decorazioni interne.
Da quell'anno gli Aquilani, per voto fatto a Sant'Emidio, patrono della città di Ascoli e protettore contro il terremoto, rinunciarono alle prime due settimane del carnevale; questi incomincia pertanto il 3 febbraio anziché il 17 gennaio.
Quando l'Italia si destò dal senno secolare ed aspirò all'indipendenza ed all'unità. l'Aquila partecipò a tutti i moti rivoluzionari, e lunghe sono le liste dei suoi cittadini martiri del Risorgimento.
E nella recente guerra i figli di questa generosa stirpe, educata all'amore della libertà e al sorriso dell'arte, hanno saputo ritrovare tutte le antiche virtù guerriere della loro terra. I soldati dell'Abruzzo Aquilano, come quelli di tutti gli Abruzzi, hanno portato il loro contributo di sangue e di gloria alla gesta, ed il loro reggimento di fanti (13", brigata Pinerolo) è stato decorato di medaglia d'oro.
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