lunedì 19 settembre 2011

La citta' di Federico II

(da Le 100 Citta' D'Italia 1920 circa )

La Conca Aquilana (alta valle dell'Aterno) è chiusa a nord e a sud dai vasti gruppi del Gran Sasso e del Velino-Sirente con le loro ramificazioni. Una collina, propaggine del gruppo del Gran Sasso, avan­zandosi nella pianura, va quasi a toccare l'opposto gruppo  del   Velino-Sirente,   lasciando solo   lo spazio necessario per il letto del fiume. La conca resta così divisa in due parti, una orientale ed una occidentale. Nell'antichità Romana, vivevano in quest'altipiano i Sabini nella parte occidentale, ed i Vestini nella orientale.   Centro della  popolazione Sabina   dell'altipiano era la città di Amiternum, patria dello storico Sallustio Crispo, della quale restano copiosi ruderi (il teatro, l'anfiteatro, le catacombe). Centro dei Vestini era Furcona, della quale non restano nemmeno le rovine, e di cui la posizione ancor oggi non venne identificata  con sicurezza Più lungi dei Sabini, in territorio Vestino, era un'al­tra notevole città, Peltuinum, di cui anche oggi re­stano  molti  ruderi (principalmente  dell'anfiteatro).
Che Amiternum e Furcona fossero due importanti città  ci   è   attestato  e  dalla tradizione   rafforzata   da numerosi cenni storici, e dalle copiose rovine che restano dell'una di esse, e specialmente dal fatto che ciascuna fu fin dai primi tempi dell'era cristiana e rimase per molti secoli sede vescovile (il vescovo for­conense esisteva  ancora   nel   1257).
Per effetto delle invasioni (le quali forse qui non furono numerose; ma che ad ogni modo dovettero trovare ostacolo fortissimo nell'asprezza dei monti e perciò ristagnare nelle ubertose regioni circostanti), del tempo, forse dei terremoti, della decadenza gene­rale dei secoli successivi alla caduta dell Impero d'oc­cidente, e più specialmente della tendenza a ritrovare nell'opera agricola fonte di vita e di lavoro che si verifica nei secoli dell'alto medioevo, queste due città decaddero. Esse videro a poco a poco scemare, poi sparire gli abitanti, cadere in rovina le proprie mura e i propri edifici. Anche in queste regioni si verificava la ferrea legge sociale e storica che sembrava voler distruggere assieme a un mondo cancrenoso una ci­viltà splendente; ma non faceva che inabissare quello per avvicinare questa, vitale ed eccelsa, al futuro. In questo modo gli Amiternini ed i Vestini di Furcona e di Peltuinum si dispersero per tutta la Conca Aquilana.  I secoli, in cui si diradano le te­nebre dei tempi tristi e che in sé contengono la sublime primavera italica trovano il nostro altipiano dis­seminato di castelli situati general­mente su monti e su colli erti. Il loro numero è grande ai tempi del do­minio svevo; la tradizione lo porta a novantanove,   forse  superiore   al vero, ma di poco. Ancor oggi girando per i dintorni dell'Aquila si resta colpiti dalla enorme quantità di castelli diroccati che si incontrano, molti in località impervie e pittoreschi  nelle loro rovine.



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