domenica 18 settembre 2011

Esaltazione al papato di Pietro dal Morrone

(da le 100 Citta' d 'Italia 1920 circa)
Nell'anno' 1294 nel conclave tenuto a Perugia i voti di quasi tutti i porporati si raccoglievano sul nome dell'umile eremita, che viveva santamente i suoi giorni alle falde della Maiella, Pietro del Mor­rone. Questi veniva dal suo rifugio condotto nella città nuova e bianca tra gran festa di popolo. Nella meravigliosa basilica di Collemaggio (la cui fonda­zione è dalla leggenda ricondotta ad una visione dello stesso Pietro del Morrone) seguì il 29 agosto la incoronazione del Santo Pontefice. Dopo la fastosa cerimonia cui intervennero, oltre il collegio dei car­dinali, il Re di Napoli Carlo II, suo figlio Carlo Martello Re d'Ungheria, e più di 100.000 persone, il no­vello erede di Pietro si recava alla sede del suo pon­tificato cavalcando umilmente un asino e in povere vesti, come era occorso al Redentore stesso: ma le briglie, nell'attraversare la città festante, erano rette dal Re di Napoli e dal Re d'Ungheria.
Questo augusto evento procurò agli Aquilani da parte del Re Carlo II il perdono per alcune loro man­canze e la concessione di molti importanti privilegi. Pietro del Morrone assunse il nome di Celestino V. « Per verità negli annali della Chiesa il suo pontifi­cato somiglia ad una pagina di calendario di santi o ad una poesia con cui il Medio Evo prende commiato dalla storia » (Gregorovius, Storia di Roma nel Medio Eoo, libro X, Cap. V). Egli col nome di S. Pietro Celestino fu canonizzato nel 1313, e le sue sacre spo­glie riposano nella basilica su detta, che secondo la leggenda era stata da lui fondata ed in cui era stato consacrato Padre dell'umanità.
Da questo santo si intitolano i monaci Celestini, che ebbero notevole diffusione nei secoli successivi, in Italia e all'estero, ed il cui Abbate Generale risie­deva nella medesima insigne Basilica, chiesa madre dell'ordine.
L'Aquila, sorta ne] tempo in cui finivano per dis­solversi le due signorie imperiale e papale, partecipò alle vicende gloriose o tristi dei liberi Comuni d'Italia. Base dell'ordinamento suo furono in principio i liberi statuti municipali, che, riuniti in un unico corpo nel 1315, ebbero sempre ampliamenti ed utili riforme. Ma nel 1355 lo statuto venne profondamente mutato; al Governo dei 68 del precedente ordinamento fu sostituito un Magistrato composto di un Camerlengo e di cinque rappresentanti delle cinque arti (arte dei letterati, della lana, dei metalli, delle pelli e dei no­bili). Questo Magistrato municipale stava in carica in origine due mesi, in seguito di più. Ad esso si con­trapponeva il capitano di giustizia, rappresentante del potere regio.

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