(da le 100 Citta' d'Italia 1920 circa)
L'aspetto della città è singolare e molto interessante per chi abbia modo di confrontarle con quello di centri della stessa importanza. Data la sua estensione assai notevole, la popolazione odierna è in proporzione scarsa e ciò produce spesso quella silenziosa solitudine che colpisce tanto chi abbia di fronte a sé tante insigni vestigia di fervida vita passata. E man mano che queste si rivelano allo scopritore, è tutto un mondo fantastico che balza davanti, e si conferma e s'ingrandisce parlando di sé con ogni linea, con ogni pietra, con ogni segno.
Per mettersi a contatto con la vera anima di questa città basta spingersi nelle vie secondarie, quasi tutte, dove lo permette la configurazione collinosa del terreno, secondo il primitivo tracciato, ad angolo retto l’una con l'altra.
Si delineano finestre aquilane del quattro, e del cinquecento sottolineate da gole di pietra fiorata, appaiono porte in tutta pietra annerite e avariate, ma di linea e di stile perfetto, oltre di esse si intravedono, pieni di sole, cortili ad arcate di uno o due ordini con sobri capitelli, talora con ornamentazioni in ferro battuto : palazzi imponenti e magnifici del primo barocco, con ricche ornamentazioni e cornicioni talora assai originali, si intramezzano a comuni case che pure in qualche remoto angolo conservano una forbitissima bifora trilobata, o uno stemma, o la traccia soltanto di un fregio. E chiude spesso lo sfondo, ergendosi purissima contro la rudezza sfumata della montagna, miracolosa se toccata dal sole, fondendo i due colori del suo vivo e forbito disegno, mirabilmente, in un tono d'antico avorio che solo la pietra d'Abruzzo distingue, la mole gentile di una delle molte chiese del trecento e del quattrocento, di stile romanico-gotico o tendenti al rinascimento, dal suo rosone battuto nell'oro, dal portale plasmato dal pollice di un gigante, dal coronamento sottilissimo.
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